La crisi, il mercato del lavoro saturo per il soprannumero, ma soprattutto il problema delle grandi assicurazioni che non pagano gli avvocati in modo congruo. Questi i motivi all’origine della crisi che, negli ultimi anni, ha colpito la categoria degli avvocati, che ha visto aumentare ogni volta il numero di legali che abbandonano la professione.
Infatti, conti alla mano, sono almeno 8mila – contro i 240mila principi del foro esistenti in Italia – quelli che nel 2015 hanno lasciato l’attività, e non hanno quindi rinnovato l’iscrizione alla Cassa Forense. Addirittura si sono sentiti etichettati come ‘nuovi poveri’. Le fasce più colpite sono le donne, che hanno redditi dimezzati rispetto ai colleghi uomini, ma anche i giovani professionisti. Male anche le fasce intermedie e gli avvocati non specializzati.
Secondo Nunzio Luciano, presidente della Cassa Forense, oltre la crisi il problema è che “i contenziosi hanno costi altissimi e trascinare qualcuno in tribunale è ormai un lusso. L’avvocato d’ufficio, poi, viene pagato pochissimo”. Ma non solo. Anche il recupero dei crediti è complicato e spesso si impiegano anni per essere pagati. Altra empasse è rappresentata dalle grandi assicurazioni. “Non retribuiscono il legale in base a parametri di minimo – spiega il presidente Luciano – perché non esistono più. La retribuzione, così, è ridotta all’osso a scapito della qualità”.