sentenza-elettronica-firma-digitale-giudiceAncora un passo avanti nell’ordinamento giuridico, che vede protagonista il processo di digitalizzazione della giustizia. La Corte di Cassazione ha sancito che la sentenza redatta in formato elettronico dal giudice e da questi sottoscritta con firma digitale è valida e, in pratica, equiparata alla sottoscrizione autografa. In contrasto con quanto sostenuto sinora in merito alla mancata validità e nullità della sentenza in formato elettronico, con questa sentenza si sovverte tale concetto ammettendo che, vista l’introduzione della firma digitale nell’ordinamento giuridico, è corretto applicarla anche nelle sentenze, a patto che queste siano riconoscibili come tali e che sia evidente la provenienza dal giudice che l’ha deliberata. Il processo di digitalizzazione consente di ricollegare il giudice ad una sentenza grazie all’inserimento della personale “smart card” e del relativo pin, in quanto il magistrato è l’unico titolare delle chiavi crittografiche.  Inoltre, sul margine destro di ciascuna delle pagine del documento, sono presenti la coccarda e la dicitura ‘Firmato da’, seguito dal cognome e dal nome del giudice. Questo consente l’identificabilità dell’autore, l’integrità del documento e l’immodificabilità del provvedimento (se non dal suo autore).
i-Work in Rome si allinea a tale innovativo processo che sta riguardando la giustizia, proponendo per gli avvocati che scelgono di avere una postazione o di avere la domiciliazione legale all’interno della struttura, la digitalizzazione dell’archivio e dei loro documenti in entrata e in uscita.

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