Chi pensava che parcheggiare male fosse solo un difetto dato da inciviltà e pressappochismo resterà di stucco. La Cassazione ha sancito, invece, che se con il parcheggio si blocca il passaggio di altre auto, questo costituisce un reato, un delitto di violenza privata.
La Suprema Corte ha rigettato il ricorso proposto da una donna, che era già stata condannata dalla Corte di Appello di Genova ad una pena (sospesa) di 15 giorni di reclusione e al risarcimento del danno in favore della parte civile.
Secondo gli Ermellini, la parte offesa ha ragione a lamentare il mancato riconoscimento del delitto di violenza privata, in virtù della condotta della donna imputata, protagonista di aver parcheggiato in modo ‘selvaggio’ la propria autovettura, non permettendo di passare da nessun lato. La violenza privata, infatti, si identifica con “qualsiasi mezzo idoneo a privare coattivamente l’offeso della libertà di determinazione e di azione, potendo consistere anche in una violenza “impropria”, che si attua attraverso l’uso di mezzi anomali diretti ad esercitare pressioni sulla volontà altrui, impedendone la libera determinazione”. Proprio per questo, commette ‘violenza privata’, colui che parcheggia la propria autovettura dinanzi ad un fabbricato in modo tale da bloccare il passaggio impedendo l’accesso alla parte lesa, considerato che, il requisito della violenza è insito nella privazione coatta della libertà di determinazione e di azione.